Nuovi criteri per il trattamento dell’epatite C

di Andrea FallariniRete Senza la C

La notizia era attesa da tempo sia dai pazienti sia dalle associazioni, le quali avevano incontrato il Prof. Melazzini chiedendo un allargamento dei criteri di accesso alle nuove terapie antivirali nel rispetto dei diritti del malato e in forza anche degli studi presentati da più parti che dimostravano come la scelta più efficace ed economica fosse quella che non prevedeva limitazioni nell’accesso ai farmaci (Early Treatment in HCV: Is It a Cost-effective Option from the Italian Perspective? ).

Il documento pubblicato ieri va anche oltre le aspettative e rende dignità, finalmente, alle richieste delle associazioni di pazienti impegnate nella battaglia comune di sconfiggere una malattia che aveva raggiunto diversi recod negativi rappresentando una delle emergenze a livello mondiale. Grazie anche alla subdola caratteristica di essere una malattia silente, talvolta si rivela tardi e senza lasciare scampo. Va ricordato, infatti, come a livello mondiale le morti per HCV hanno da alcuni anni sorpassato quelle per HIV, altra malattia di cui sarebbe il caso occuparsi con maggior impegno note, ad esempio, le diagnosi sempre più tardive.

Le novità più importanti riguardano l’annullamento dei criteri di selezione e accesso anche a chi ha una fibrosi lieve (indice METAVIR F0): rimborsabilità non in base alla gravità della malattia ma accesso a tutti. Altra novità, finalmente verranno trattate tutte le persone che sono anche sieropositive o che soffrono di altre malattie per le quali la coinfezione con HCV rappresenterebbe un forte rischio di peggioramento delle condizioni di vita (coinfezione con epatite B, malattie croniche non virali del fegato, diabete mellito in trattamento farmacologico, persone con obesità anche lieve cioè con Indice di Massa Corporea superiore o pari a 30 kg/m², emoglobinopatie e coagulopatie congenite). Altra novità, espressa nel criterio 9 riguarda tutti gli operatori sanitari infetti che potranno accedere gratuitamente alla cura.

Le stime dell’Aifa prevedono di trattare 240mila pazienti in tre anni ma la novità con la pubblicazione dei nuovi criteri è che si parla e pare si stia delineando un vero e proprio Piano di eradicazione dell’epatite C in cui l’AIFA fungerà da controllore: i criteri saranno implementati nei Registri di Monitoraggio dell’Aifa, che tracceranno la gestione della terapia dei singoli pazienti da parte dei Centri prescrittori individuati dalle Regioni. Leggi il resto di questa voce

Regione Lazio: nasce il primo osservatorio sull’epatite c

senzalac-2-500x500Fonte: Pharmastar

Il Lazio sarà la prima regione italiana ad avere un osservatorio dedicato all’Epatite C. Questo l’esito dell’incontro tenutosi presso la Giunta della Regione Lazio tra il consigliere regionale Teresa Petrangolini, membro della Commissione Politiche sociali e salute e la rete ‘SENZA LA C’, composta da sei associazioni di pazienti e/o comunità colpite dall’infezione, ovvero Aned (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto), Epac (Pazienti con epatite e malattie del fegato), FedEmo (Federazione Associazioni Emofilici), L’Isola di Arran (Associazione impegnata nella lotta all’emarginazione legata alla droga), Nadir (Persone con HIV/AIDS) e Plus (Persone LGBT Sieropositive).

Il Lazio sarà la prima regione italiana ad avere un osservatorio dedicato all’Epatite C. Questo l’esito dell’incontro tenutosi presso la Giunta della Regione Lazio tra il consigliere regionale Teresa Petrangolini, membro della Commissione Politiche sociali e salute e la rete ‘SENZA LA C’, composta da sei associazioni di pazienti e/o comunità colpite dall’infezione, ovvero Aned (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto), Epac (Pazienti con epatite e malattie del fegato), FedEmo (Federazione Associazioni Emofilici), L’Isola di Arran (Associazione impegnata nella lotta all’emarginazione legata alla droga), Nadir (Persone con HIV/AIDS) e Plus (Persone LGBT Sieropositive).

All’insegna delle tre le parole d’ordine Informazione, Prevenzione e Cura, nascerà infatti l’Osservatorio ‘Una Regione SENZA LA C’. Tra gli obiettivi quello di aggiornare il registro delle persone con HCV, monitorare la prevalenza dell’infezione, promuovere una prevenzione mirata ed effettuare campagne di sensibilizzazione e screening in popolazioni maggiormente a rischio, come tra i tossicodipendenti e nelle carceri, coinvolgendo anche altre associazioni.

L’iniziativa prevedrà nell’immediato il rilancio attraverso circuiti distributivi e reti regionali della campagna di consapevolezza e sensibilizzazione SENZA LA C, avviata a livello nazionale dalle 6 associazioni nel 2014, e la definizione e adozione di protocolli per i test salivari: con queste due iniziative si intende avviare il cammino che ha come obiettivo finale quello di eliminare le barriere di cura che impediscono a tutte le persone in necessità di accedere ai nuovi farmaci contro HCV. Richiesta che tornano a fare oggi le associazioni in una lettera aperta al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al direttore dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) Mario Melazzini.

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Brevetto Sofosbuvir modificato

medecines-du-monde-logoFonte: Le Monde Sanità

Parziale vittoria per Medecines Du Monde (MDM) ma pur sempre una vittoria. Nel 2015, l’ONG ha attaccato il brevetto concesso dall’Ufficio Brevetti Europeo (EPO) al noto farmaco Sofosbuvir di Gilead. Meglio conosciuto con il suo nome commerciale, Sovaldi, il farmaco è rinomato per l’elevata percentuale di eradicazione e per il suo prezzo che in Francia è di circa 41.000 euro per una cura di 12 settimane (50.000 euro circa in Germania e addirittura 84.000 dollari negli Stati Uniti).

MDM ha sostenuto la  pura e semplice revoca  a titolo definitivo del brevetto, motivando tale presa di posizione con il fatto che il brevetto è stato depositato “prima della dimostrazione della maggiore efficacia del Sofosbuvir” allo scopo di monopolizzare lo spazio di ricerca e “privatizzando” una molecola sulla quale anche altri ricercatori avrebbero potuto lavorare. Risultati immagini per epo brevetto europeo

In una decisione annunciata alle parti mercoledì, 5 ottobre, l’EPO ha deciso di mantenere in forma modificata il brevetto europeo EP 2.203.462 concesso il 21 maggio 2014 a Gilead-Pharmasset e le cui decisioni si applicano a 38 stati membri. Gilead, inizialmente, aveva richiesto un brevetto che copre diversi composti – in questo caso diverse forme chimiche della stessa molecola di base – il Sofosbuvir. L’EPO ha parzialmente concordato con Médecins du Monde, che ha avviato la procedura con lo scopo di abbassare il prezzo del trattamento, che risponde ad una logicadavvero poco comprensibile se si pensa ad esempio che in India costa solo 200 euro. Per MDM, questa decisione dovrebbe permettere di “rinegoziare” con Gilead i prezzi francesi e internazionali.

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Epatite C, le nuove raccomandazioni 2016 dell’EASL dalla diagnosi al trattamento

Fonte: Pharmastar

epatite-c-2Scarica le Raccomandazioni EASL 2016 in pdf

Scarica il pdf del Congresso Internazionale EASL sul Fegato di Barcellona (13-17 aprile 2016)

Durante una conferenza speciale, l’EASL (European Association for the Study of the Liver) ha annunciato le sue raccomandazioni 2016 per il trattamento dell’epatite C che sono state simultaneamente pubblicate sul Journal of Hepatology. Nelle raccomandazioni si parla anche di diagnosi e screening ma i più importanti aggiornamenti riguardano la terapia.

“L’eliminazione dell’HCV richiederà piani nazionali insieme al bilancio previsto per velocizzare l’accesso senza restrizioni al trattamento,” ha dichiarato Jean-Michel Pawlotsky, professore di medicina presso l’Università di Paris-Est, e membro del panel che ha stilato le raccomandazioni. “Tutti i pazienti naive al trattamento e che hanno già sperimentato il trattamento con malattia epatica cronica compensata o scompensata, che vogliono sottoporsi al trattamento e che non hanno controindicazioni ad esso, devono essere considerati per la terapia.” Leggi il resto di questa voce

L’importazione di farmaci non autorizzati non è reato se per uso personale

Fonte: Quotidiano Sanità

hcv-5-liverLa corte d’Appello di Roma ha dato ragione a un malato che aveva comprato via web il medicinale dall’India  (la versione “generica” e “low cost” del Sovaldi, peraltro anch’essa prodotta da Gilead) e con un’ordinanza ne ha disposto il dissequestro dopo che era stato momentaneamente bloccato alla dogana. Ne dà notizia Repubblica. I giudici: “La quantità limitatissima di prodotti importati, la accertata malattia del paziente e la prescrizione prodotta non possono lasciare dubbi in ordine alla destinazione esclusivamente personale dei prodotti importati”. Anche se l’illecito penale è del venditore, e non del malato, resta il fatto che la vendita on line di farmaci soggetti a prescrizione costituisce pur sempre una condotta vietata. E’ auspicabile una revisione dei criteri di rimborsabilità prioritaria fissati da Aifa.

01 OTT – E’ un provvedimento che ha suscitato immediato entusiasmo ma che pure fa discutere l’ordinanza resa dal Tribunale del riesame di Roma che, lo scorso 2 settembre, ha dato ragione ad un malato che aveva comprato on line la versione “generica” e “low cost” del nuovo farmaco anti-epatite C, disponendo il dissequestro della fornitura proveniente dall’India e bloccata alla dogana di Ciampino.

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Hcv, diritto alle cure per chi usa sostanze

Fonte: Fuoriluogo

grebelyimage300x225Andrea Fallarini e Maria Teresa Ninni (L’Isola di Arran – Indifference Busters, Torino) scrivono sul simposio internazionale sull’Hcv di Oslo per la rubrica di Fuoriluogo su il Manifesto del 21 settembre 2016

La scienza è chiara. Abbiamo ora bisogno di concentrarci sul superamento delle barriere all’accesso alle cure, e sfruttare le più recenti ricerche per attuare programmi che funzionino. Un ulteriore ritardo non è etico e mina la salute pubblica”, questo il messaggio dell’incontro. Così il professor Jason  Grebely, del Kirby Institute, Australia, intervenendo al  quinto simposio Inhsu  (International Network on Hepatitis in Substance Users), organizzazione  internazionale  che si prefigge lo scambio, la divulgazione di conoscenze scientifiche e la promozione dell’advocacy in merito alla prevenzione e alla cura dell’epatite C (Hcv) per le persone che usano droghe, tenutosi dal 6 al 9 settembre ad Oslo (http://www.inhsu2016.com).

Quattro giorni intensi dove accanto alle ultime ricerche scientifiche non si è mai dimenticata la valenza politica della materia. Un dato su tutti: secondo stime Onu, nel mondo le persone che usano droghe per via iniettiva ammontano a 12 milioni (World Drug Report 2015); di queste, ben il 52% è Hcv positivo a fronte del 13% di persone affette da Hiv/Aids; 700.000 sono i morti ogni anno.  Leggi il resto di questa voce